<p>Istituzioni di diritto del lavoro di Antonio Vallebona</p>
Il lavoro nelle Pubbliche AmministrazioniISSN 2499-2089
G. Giappichelli Editore

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Il lavoro agile nell'era digitale tra lavoro privato e pubblico (di MARINA BROLLO - Professore ordinario di Diritto del lavoro nell’Università di Udine)


Ringrazio i colleghi della segreteria scientifica dei Seminari di Bertinoro, in particolare il prof. Franco Carinci, per questo prezioso appuntamento (giunto alla 13a edizione) di ‘aggiornamento professionale’ per i giuslavoristi sui temi delle trasformazioni del lavoro, pubblico e privato, nell’era digitale. Sono grata inoltre per l’occasione di presiedere la sessione finale dedicata a “Il lavoro agile nell’Industria 4.0” che permette di riflettere sull’importanza delle regole e del diritto quale perno per il cambiamento, per stare “al passo col futuro”

Sommario: 1. Il lavoro agile nel nuovo art. 18 dello ‘statuto dei lavori’. – 2. Il lavoro agile nelle Pubbliche Amministrazioni ‘4.0.’. – 3. Una prima sperimentazione con monitoraggio degli effetti: il progetto E.L.E.N.A. – 4. Il lavoro agile nella contrattazione collettiva come misura di sviluppo del welfare aziendale. 1. Il lavoro agile nel nuovo art. 18 dello ‘statuto dei lavori’ Ringrazio i colleghi della segreteria scientifica dei Seminari di Bertinoro, in particolare il prof. Franco Carinci, per questo prezioso appuntamento (giunto alla 13a edizione) di ‘aggiornamento professionale’ per i giuslavoristi sui temi delle trasformazioni del lavoro, pubblico e privato, nell’era digitale [1]. Sono grata inoltre per l’occasione di presiedere la sessione finale dedicata a “Il lavoro agile nell’Industria 4.0” che permette di riflettere sull’importanza delle regole e del diritto quale perno per il cambiamento, per stare “al passo col futuro” [2]. Anche i giuristi sono consapevoli che i dati e le proiezioni del mercato del lavoro all’epoca della grande trasformazione [3] indicano una significativa potenzialità di crescita per le attività lavorative prestate in modalità ‘agile’, cioè caratterizzate da un lavoro ‘a distanza’, al di fuori dei tempi e dei luoghi tradizionali di lavoro, per il tramite, di regola, di strumenti informatici o telematici [4]. Grazie alle nuove tecnologie digitali, che a volte possono stare addirittura nelle nostre tasche, il lavoro agile o smart working permette, mediante accordo tra le parti (c.d. patto di agilità), di far ‘vibrare’ lo spazio e il tempo nel rapporto di lavoro subordinato, lavorando anche per obiettivi [5], con conseguente valutazione sul risultato raggiunto piuttosto che in base ai parametri classici quale l’ora di lavoro e la presenza fisica nei locali aziendali [6]. Il lavoratore subordinato che si ‘auto-organizza’ tempo e luogo della prestazione diventa pericolosamente simile al lavoratore autonomo, data l’eventualità di una traslazione del rischio di impresa dal datore al lavoratore. Inoltre dal ricorso al lavoro agile derivano probabili ricadute esistenziali dato che le dimensioni online e offline del lavoro personale tendono a mischiarsi, intervenendo nelle pieghe più nascoste e private del quotidiano e delle attività di ciascuno. In questo contesto tecnologico, sociologico e culturale, il legislatore – sulla scia della proposta di legge Mosca e altri [7] – ha disciplinato il nuovo “lavoro agile” con gli artt. 18-24 della legge 22 maggio 2017, n. 81, recante «Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del [continua..]